sabato 21 maggio 2011

C’era, un tempo, un contadino di nome Juanito, che era padrone di dieci bufali e di molte risaie.
Un giorno accadde una cosa strana: la più grande delle risaie di Juanito si trasformò in uno stagno dall’acqua profonda, che per di più aveva lo stesso colore dell’oro.
Appena si seppe, tutto il villaggio corse a guardare, e ognuno diceva la sua: era buon segno, Juanito sarebbe diventato ricco; no, era una cattiva magia, e a Juanito sarebbe accaduta una disgrazia.
Alla fine la gente si stancò di chiacchierare e se ne tornò a casa. Sulle rive dello stagno rimase solo Juanito che, seduto fra i cespugli, guardava sconsolato le acque d’oro, pensando al raccolto rovinato.

A un tratto, però, gli sembrò di sentire delle voci sconosciute, voci di ragazze che ridevano e scherzavano.
Guardò a destra, guardò a sinistra: nessuno. Poi alzò gli occhi, e vide un gruppo di bellissime fanciulle vestite di rosso, con ali di farfalla sulle spalle, che scendevano giù dal Cielo per tuffarsi nello stagno.
Juanito le guardò nuotare e giocare, spruzzando acqua tutt’intorno, e alla fine, convinto che la sua disgrazia fosse opera loro, balzò fuori dai cespugli e gridò:


«Chi siete? E che cosa avete fatto alla mia risaia?»


In un lampo, le ragazze uscirono dall’acqua e presero il volo, come uno sciame di farfalle rosse.
Solo una non riuscì a scappare: le ali di farfalla cucite al vestito si erano impigliate nelle canne della riva.
image
Juanito si avvicinò e la prese per un braccio, furibondo:
«Dovrei tagliarti la testa! Ora che la risaia è diventata uno stagno, chi mi ripagherà il raccolto perduto?»


«Lasciami!»
lo supplicò la ragazza.
«Sono la figlia di Abigat, il re delle fate, e non puoi trattenermi sulla Terra.»


Juanito, invece di lasciarla andare, la portò a casa sua, perché adesso non era più arrabbiato, ma innamorato: la figlia del re delle fate era cosi bella che lui aveva deciso di prenderla in moglie.
Alla ragazza l’idea non dispiacque. Juanito era bello e forte, e sicuramente non le avrebbe fatto mancare nulla. Così si sposarono, ma il contadino sapeva bene che non sarebbe durata: gli spiriti celesti, infatti, non possono restare troppo a lungo sulla Terra, e prima o poi sua moglie avrebbe dovuto andarsene.
Per allontanare il più a lungo possibile quel momento, però, Juanito nascose il vestito rosso con le ali di farfalla in un angolo della dispensa. Senza di esso, la piccola fata non avrebbe mai potuto volare sulla Luna, dov’era la casa di suo padre e delle sue sorelle.
I due sposi vissero felici per qualche anno, ed ebbero una bellissima bambina che fu chiamata Bugan. Juanito la adorava, e la piccola lo seguiva ovunque.

Ma un giorno, mentre il padre era nei campi, la bambina andò in dispensa a cercare le spezie per il pesce ripieno che sua madre stava cucinando, e siccome non le trovava frugò dappertutto. Ed ecco, in un angolo c’era uno splendido vestito rosso ornato con grandi ali di farfalla.
La bambina lo prese e corse in cucina:

«Mamma, guarda cos’ho trovato!»


«Il vestito che portavo quando ho conosciuto tuo padre!»
gridò la fata, e, senza badare al riso che bolliva e al pesce che cuoceva, se lo infilò.


Quando Juanito tornò a casa, trovò la moglie che lo aspettava con la bambina in braccio, vestita di rosso come la prima volta che l’aveva vista. Le grandi ali di farfalla battevano piano.
image

«E ora che io ritorni da mio padre, marito»
disse la fata, piangendo.
«Prima o poi doveva succedere, lo sai.»


«Ma siamo stati tanto felici, insieme!»
gridò Juanito.
«Se proprio devi andare, portami con te!»


«Non posso, le mie ali non sono abbastanza forti. Porterò Bugan, che è piccola e leggera. E adesso addio, non ci rivedremo mai più.»

«No! Lasciami almeno la bambina!»


E Juanito si slanciò verso la moglie, cercando di strapparle Bugan dalle braccia.
La fata, però, aveva già preso il volo e si allontanava nel Cielo. Ben presto lei e Bugan arrivarono così in alto che Juanito non le vide più, e non gli rimase che sedersi sulla soglia di casa, con il viso tra le mani.
Restò là, senza muoversi, finché non spuntò la Luna: e contro il suo candore luminoso il contadino vide l’ombra di una donna alata che teneva in braccio una bambina.

Era sua moglie, la fata, che aveva appena fatto ritorno alla casa di suo padre.

E chi oggi guarda la Luna, chiedendosi cosa sia quell’ombra scura disegnata sulla sua bianca superficie, ora conosce la risposta: sono la moglie e la figlia di Juanito, che guardano la Terra e si chiedono cosa starà facendo l’uomo che hanno dovuto abbandonare.
image

sabato 7 maggio 2011

fate dell' aria

Conosciute come spose del vento le fate dell'aria sono creature bellissime, dotate di grande fascino e poteri immensi.

In numerose leggende vengono descritte come splendide fanciulle dalla voce soave, in grado di incantare gli uomini con il loro canto.

Adorano trascorrere le giornate dolcemente adagiate sulle rive rocciose o sulle montagne più alte avvolte in vestiti leggeri rossi o verdi.

Se trattate con rispetto possono insegnare agli uomini a comunicare con gli animali.
La loro caratteristica principale è la capacità di trasformarsi in un baleno in terribili megere dall' enorme bocca sdentata e di scendere a valle urlando come forsennate con i capelli ispidi e arruffati e gli abiti tutti strappati.

Nei paesi di montagna sono ancora molti i contadini che temono queste imprevedibili fate che, almeno quattro volte l'anno, all'inizio di ogni stagione, corrono lungo i pendii, spaventando il bestiame e provocando pericolosi mulinelli d' aria.
L'effetto delle Sylphs è devastante per gli uomini.
Alluvioni e frane si scatenano in pochi istanti , le mandrie vengono disperse e i malcapitati che si trovano ad intralciare il cammino vengono addirittura acchiappati per i capelli e trascinati a valle.
Diventano invisibili e si divertono a baciare all'improvviso le persone che hanno intorno, provocando sorrisi e risate senza motivo.
Sono le protrettrici dei vagabondi; non li abbandonano mai e li aiutano nei momenti di difficoltà. 
Tutte le Fate che  caratterizzano questo elemento posseggono le  ali, il  loro compito è il più svariato, dal produrre la più dolce brezza al più violento uragano.
Spesso prendono le sembianze degli uccelli, o delle farfalle, le Fate dell'aria sono le più evolute tutte le altre, perché in esse si possono trovare i quattro elementi: 
Le ali, simbolo dell'aria;
 le gambe della terra;
 lo scintillio del fuoco
 ed infine la fluttuarità, simbolo dell'acqua.

Sono molto attratte dalle persone creative e molte volte regalano a loro l'ispirazione.
Le più importanti Fate dell'aria: Slyphs, Elfi Grigi, Comeles. 
L'Angelo guardiano di questo elemento è RAFFAELE. I segni sono GEMELLI, BILANCIA ed ACQUARIO. 
Le Fate dell'aria sono le più eteree di tutte, esse proteggono il libero pensiero, l'intelligenza  e l'individualità.
Sono fate che viaggiano molto, curiose e molto amichevoli, sono le fate che più amano aiutare le persone in difficoltà.
Si muovono sospinte dai venti, come cristalli di neve... Spesso collaborano con le fate dell'acqua, a cui sono legate  profondamente.
Create your own banner at mybannermaker.com!